La Bella Gigogìn La bella Teresina
...un miscuglio di strofe popolari musicate dal maestro milanese
Rataplàn tambur io sento che mi chiama alla bandiera che gioia oh che contento io vado a guerreggiar. Rataplàn non ho paura delle bombe e dei cannoni io vado alla ventura sarà poi quel che sarà
E la bella Gigogìn col tremille-lerillellera la va a spass col sò spingin col tremille-lerillerà.
A quindici anni facevo all'amore dàghela avanti un passo delizia del mio cuore. A sedici anni mi sono sposata dàghela avanti un passo delizia del mio cuor. A diciassette mi son spartita dàghela avanti un passo delizia del mio cuor.
La vén, la vén, la vén a la finestra l'è tutta, l'è tutta, l'è tutta inzipriada la dìs, la dìs, la dìs che l'è malada per non, per non, per non mangiar polenta bisogna, bisogna, bisogna aver pazienza lassàla, lassàla, lassàla maridà.
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La Bella Gigogìn, diminuitivo piemontese di
Teresina, venne eseguita per la prima volta al teatro Carcano di Milano la
sera di San Silvestro del 1858, era la vigilia della seconda guerra
d'Indipendenza, quella che vedrà la prima unificazione dell'Italia. Quella sera
piacque tanto che quando la Banda Civica attaccò a suonare le note di quella
Polka, il pubblico capì subito l'implicito messaggio contenuto, e il maestro
Gustavo Rossari dovette ripeterla ben otto volte. " Dàghela avanti un
passo" (fate un passo ad Est verso l'oppressore) ... "per non mangiar
polenta, bisogna aver pazienza lassàla maridà" (occorreva aver
pazienza ed attendere il consolidamento dell'alleanza (il matrimonio)
tra Vittorio Emanuele II e Napoleone III per poter marciare (dàghela avnti un
passo) e vincere il nemico. Si disse che la canzone fu anche cantata e
suonata durante la battaglia di Magenta il 4 giugno 1859. Questi sono gli
episodi
arrivati fino a noi , alcuni veri, altri di fantasia, con certezza
sappiamo solo che la " Bella Gigogìn "divenne una specie di inno patriottico che
accompagnò i nostri soldati nelle battaglie dando loro la forza e il coraggio di
affrontare il nemico. Gli aneddoti riguardanti la "vera" bella Gigogìn ci dicono che fosse bella, giovane, discinta e senza troppi scrupoli morali; la sua moralità non ci riguarda, a noi basta l'alone di mistero che la circondò e fece scrivere, musicare e cantare intere generazioni di milanesi. |