Racconto di Natale       

Il grande segreto del piccolo Gelindo 

 

Qui attorno a me bambini, seduti, buoni…dice la nonna ai suoi amati nipotini, oggi vi racconterò la storia del piccolo Gelindo, pastorello del presepe.

Lui era un bimbo come voi, ma molto meno fortunato; i suoi genitori molto poveri non avevano neppure potuto fargli frequentare la piccola scuola del suo villaggio, molto lontano da qui, chiamato Betlemme. Perciò il padre lo aveva affidato ad un pastore, molto burbero, e di poche parole, perché aiutandolo a custodire il gregge si guadagnasse almeno il pane di ogni giorno. Gelindo passava così tutto il giorno solo con le pecorelle, alle quali aveva dato dei buffi nomi: la Tenerella, la Cicciotella, la Capricciosa, la Disobbediente, la Mansueta, la Dispettosa. Aveva con sé anche un cane pastore dal pelo scuro, chiamato Moretto, che lo aiutava a tenere unito il piccolo gregge, difenderlo dagli animali predatori e a  ricondurlo sano e salvo alla grotta dove, insieme, passavano la notte. I suoi giochi molto semplici consistevano nell’imitare il verso degli animali, fischiettare, e suonare un piccolo zufolo che lui stesso aveva costruito intagliando un pezzo di legno.

La voglia di tenerezza che aveva nel suo cuoricino la riversava sugli agnellini appena nati; li accarezzava, se li metteva sulle spalle e, sotto lo sguardo attento di mamma pecora che ormai si fidava del piccolo pastorello, si divertiva a correre, con loro, nel prato. Erano questi i momenti in cui dimenticava di essere solo, lontano da casa, e il rimpianto mai sopito di avere dovuto lasciare la mamma si faceva meno doloroso.

Poi, prima che facesse buio, con un fischio chiamava Moretto,  radunavano il gregge e si avviavano verso la grotta che era il loro rifugio per la notte. Messe al sicuro le pecore, finiva di sbocconcellare il pane e formaggio che ' il pastore burbero ' gli aveva dato al mattino, e avvolgendosi nel suo logoro mantello si coricava sulla paglia vicino a Moretto cercando un po’ di tepore.

Oh, come attendeva il sonno il piccolo Gelindo…! Era nel sonno che arrivavano i sogni, i bei sogni, facendogli rivivere i tempi in cui era un bimbo felice vicino alla mamma! La risentiva cantare le belle ninne- nanne che lo cullavano pian piano, risentiva sulle sue gote le tenere carezze che lo sfioravano con dolcezza, rivedeva i suoi fratellini, ed era come se fosse tornato a casa e la solitudine non esisteva più. E poi, alla notte, non doveva temere né il lupo che dava la caccia alle pecore, né il buio che gli incuteva paura, né la collera del  'pastore burbero' pronto a rimproveralo con durezza per ogni piccola marachella.

Ma come era strana “questa” notte!

Il sonno tardava a venire, le pecore belavano impaurite come se si sentissero in pericolo, perfino gli agnellini pur stanchi per aver ruzzato tutto il giorno, erano restii ad addormentarsi ! Poi finalmente le palpebre si fecero pesanti, il respiro più lieve, ed ecco… il sogno…  Il cielo era punteggiato di stelle luminose come non mai, e una più grande e splendente delle altre sembrava cadere dall’alto lasciando dietro a sé una scia dorata…correva, rotolava nel cielo, come se giocasse a rincorrere le altre stelle… o volesse  cadere sulla terra… Poi musiche arcane, canti misteriosi e dolcissimi ( molto più dolci delle ninne-nanna della mamma) riempirono l’aria…e il piccolo Gelindo si sentiva felice… felice ! Poi vide… Vide una capanna con un bue e un asinello… un papà… una mamma… un piccolo bimbo che dormiva adagiato sulla paglia, proprio come lui…; l’allegra stella giocherellona si era posata sulla capanna illuminandola a giorno come se improvvisamente splendesse il sole. Che sogno meraviglioso… che pace… che felicità… !

Poi  qualcuno lo scosse per svegliarlo... e  per la prima volta il 'pastore burbero' gli sorrideva… sorrideva a lui piccolo Gelindo, e porgendogli con dolcezza il pane e formaggio che dovevano bastare fino a sera, gli allungò quasi con timore una carezza dicendo: “Povero Gelindo pastorello insonnolito, tu non sai quale notte di prodigio è stata questa!” E se ne andò senza aggiungere altro.

Gelindo sfregandosi gli occhi si mise seduto e capì…capì che i canti misteriosi uditi nel sonno, forse, volevano dire, pace, felicità, sorriso. Era stata la notte dei doni, la notte che aveva portato il Bambinello sulla terra, la notte che a lui aveva portato la pace… e al 'pastore burbero' il sorriso… 

Ma il pastore non più “burbero”, non sapeva, e nessuno avrebbe mai saputo che Gelindo, pur dormendo, aveva veduto!

   Questo sarebbe stato il grande segreto che avrebbe custodito nel suo cuore per sempre!!!

   Nonna Giuse

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 (2° parte)

 C’è un gran daffare oggi nella casa dei Nonni; mancano pochi giorni al Natale, e nonno Romano come ogni anno, ha preparato con amore il presepe per i suoi cinque nipotini, che ad occhi sgranati stanno ammirando le montagne innevate, la capanna di Gesù Bambino, le grotte, i sentierini fatti con la sabbia fine, il fuoco sul quale i pastori cuocieranno la loro polenta, il ruscello che scendendo dalla montagna confluirà nel piccolo laghetto (fatto con uno specchio) dove faranno nuotare le anatrine di celluloide colorata, l’aia dove troveranno posto gli animali da cortile, il recinto delle mucche con la sua bella staccionata, e la grotta spaziosa per il piccolo Gelindo e il suo gregge.

Il Nonno (vero artista,  i nipotini hanno per lui una passione sconfinata ! , aveva già costruito per loro, modellini di aerei, navi, piccoli carretti, culle e lettini per le bambole, tavolini, seggioline, addirittura un bel cavallo a dondolo che era il giocattolo preferito sia dei bimbi che delle bimbe, che se lo contendevano per fare le loro fantasiose cavalcate), ha profuso la sua maestrìa nel preparare il presepe; dove come ogni anno, i bimbi collocheranno le statuine,  che ora, ancora  chiuse in una scatola di cartone posata nel centro del tappeto del soggiorno, aspettano di essere “scartate”. Sotto lo sguardo trepido della Nonna, con emozione, le stanno togliendo dalla carta velina in cui con amorevole cura le aveva riposte nel passato Natale; (quanti ricordi legati a quelle statuine stanno riaffiorando nella sua memoria! Il suo primo Natale di sposa e di mamma, il primo presepe tutto suo e del Nonno), scegliendo con cura le statuine comperandole il più possibile simili a quelle che aveva “lasciato” nella casa di ragazza) e incomincia la “gara” di ogni anno a chi troverà la statuina del Bambinello e avrà il titolo di “fortunato”; oggi però la ricerca sarà più impegnativa, poiché include anche di trovare il piccolo pastorello Gelindo.

… Ho trovato “quell che potta l’oca al Bambìn” (quello che porta l’oca al Bambino) dice Cristiana, cercando di imitare la parlata milanese di nonna (già, chissà perché la nonna nominando le statuine parla sempre cosi?) ma lasciando sempre per strada la “R”; io quella “ che potta il camisoeu al Bambìn” (quella che porta il camicino a Gesù) dice Annachiara, l’ultima nipotina, che, dalla sorellina ha imparato a sorvolare sulla “R”; Alessandro è appagato, lui che da grande farà il “dottore degli animali” ha proprio trovato il bue e l’asinello; ma ci sono ancora Martina e Federico, che frugano nello scatolone e, toccano toccano, senza avere il coraggio di prenderne una, poiché essendo i più grandi, tutti e due pensano di avere il diritto di trovare Gesù Bambino.

Poi con coraggio Martina ne scarta una e dal suo urlo di gioia si comprende che quest’anno la “fortunata” sarà lei. Ma Federico non è deluso e non demorde perché, quest’anno, sarà fortunato anche chi troverà il piccolo Gelindo; tastando accuratamente con mano esperta, sente sotto le dita una statuina piccola piccola e capisce che finalmente il pastorello è suo. Lo scarta tra la curiosità del fratellino e delle cuginette e lo mostra con orgoglio, poiché, ora che conoscono bene la storia del piccolo Gelindo, non più triste, hanno imparato ad amarlo e tutti avrebbero voluto trovarlo! Adesso ogni bimbo metterà la sua statuina, e in seguito  tutte le altre, nel presepe, con libertà e dove meglio crede; solo Martina e Federico sanno che le loro due hanno un posto fisso, e con cura le adagiano, Una nella capanna e l’altra  nella grotta, perché ambedue possano continuare a dormire in questo e per tutti gli altri Natali!

Nonna Giuse.

Per Federico, Martina, Alessandro, Cristiana e Annachiara perché ricordino ….

… e i nonni non muoiono mai se rimangono nel ricordo dei loro nipotini.